Ansia e
attacchi di panico

Paura ed ansia sono reazioni fisiologiche di per sé indispensabili per la sopravvivenza, che diventano patologiche a causa dell’esagerata risposta allo stress che danno i nostri complessi circuiti mentaki.
In particolare nell’attacco di panico le sensazioni provenienti e governate dalla parte più arcaica e istintuale del nostro cervello prendono il completo sopravvento nei confronti del pensiero logico-razionale governato dalla neocorteccia.

I sintomi del panico sono molto simili ai sintomi d’ansia, ma di maggiore intensità:

  • tremori alle gambe e braccia,
  • oppressione al petto,
  • palpitazioni e tachicardia,
  • asfissia o iperventilazione,
  • sensazione di sbandamento e svenimento,
  • vampate o brividi,
  • ipertensione o ipotensione,
  • formicolio agli arti,
  • confusione mentale,
  • paura di morire o impazzire o perdere il controllo,
  • sensazioni di irrealtà,
  • stranezza e distacco dall’ambiente.

Il panico è caratterizzato prevalentemente dalla paura di morire, impazzire o perdere il controllo. I sintomi raggiungono il culmine generalmente in 10 minuti per poi scomparire, lasciando tuttavia il soggetto nel terrore che l’esperienza si possa ripetere con conseguenti comportamenti di evitamento e/o di rassicurazione e accompagnamento: è l’affetto d’angoscia che irrompe.

L’esperienza della mia morte imminente sconvolge l’ordinamento quotidiano, introduce bruscamente la precarietà del nostro esistere.
La costante comune sarebbe a tutti una intolleranza per qualche evento che inneschi un cambiamento subito come minaccia per una identità sostanzialmente fragile.
La fessura che il cambiamento produce fa intravedere una realtà che al soggetto appare catastrofica perché rende evidente quanto fragile possa essere la struttura di base: il cambiamento pone in una condizione di vertigine sulla propria identità che fa temere l’annullamento, la dissoluzione della propria identità e/o la perita di una sicurezza illusoria.

La terapia

Attraverso la psicoterapia l’Io razionale viene aiutato a trovare un equilibrio con le sue parti arcaiche e istintuali. Durante le sedute si sperimentano benessere profondo e calma mentale, uno stato interiore che si imparerà ad evocare in esercizi quotidiani, che porteranno a un graduale riequilibrio neurovegetativo e contemporaneamente al riconoscimento da parte del paziente delle cause interiori e/o ambientali che hanno provocato gli attacchi di panico. L’Io è aiutato ad acquisire nuove capacità che l’ambiente richiede e a trovare nuove strategie comportamentali e relazionali.

Il terapeuta deve preservare la propria identità intesa cm quella funzione che permette l’orientamento, l’integrazione e l’apertura verso la finitudine. Orientare può significare diventare un contenitore temporaneo, alimentare una fiducia di base, offrire la propria esperienza intima che affronta il cambiamento senza spaventarsi nè spaesarsi. Quindi importante in terapia è: aiutare a superare la fase acuta con azioni di contenimento. Storicizzare la crisi recuperando la possibilità di narrare e ricordare: uso della moviola, zoom a rovescio, recupero insieme dei ricordi e dei vari pezzi, poterne parlare, ricostruire, pezzo per pezzo, passo per passo.

Alimentare le funzioni reintegratrici. Favorire la mentalizzazione introducendo il bisogno e la possibilità di dare un senso là dove non sembra esistere nessun senso ma solo un vissuto di incomprensibilità Trasformare la crisi in un conflitto pensabile e tollerabile per l’identità. Imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni con recupero della fiducia in sè stesso. Il terapeuta deve tenere viva la fede che gli attacchi di panico sono sensati, cosa che il paziente tenta di evitare.

Come in tutti i percorsi psicoterapeutici, la nuova consapevolezza di sé può portare, a volte, al ricordo di eventi spiacevoli avvenuti nel passato, da tempo rimossi, e che ora la persona può affrontare e superare, in un processo di consapevolezza che porterà il paziente ad una guarigione ancora più profonda, oltre ai sintomi, verso la completezza e individuazione interiore, anche delle parti più oscure o non conosciute di sé.


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